Basi Priya – “Profumo di spezie proibite”
…a cura di Elisa Zoppei
L’AUTRICE: Priya Basil
È una giovane bella signora, nata a Londra nel 1977 da genitori indiani, ha trascorso l’infanzia in Kenya. Si definisce lettrice insaziabile, di fertile fantasia, capace quando era ancora piccola di inventare storie per sottrarsi alle lezioni di educazione fisica. Conseguì brillantemente una laurea in Letteratura inglese, trovando subito lavoro in ambito pubblicitario, ma dopo una breve esperienza in questo settore scelse di dedicarsi alla scrittura e nel 2007 diede alle stampe “Ishq and Mushq” –“Amore e Profumo” il suo primo libro, pubblicato in Italia dalla Piemme alla fine del 2011 con il titolo Profumo di spezie proibite, che l’ha fatta salire ai primi posti fra le giovani promesse della narrativa anglo-indiana.
Nuova rivelazione fra gli autori emergenti è stata candidata a vari premi letterari tra cui il Commonwealth Writers’ Prize 2008 e il Dylan Thomas Award.
Ora vive tra Londra e Berlino ed è molto attiva nel campo del sociale. Ha fondato il progetto Authors For Peace e sostiene la lotta contro il traffico illegale di armi.
Nel 2011 Priya Basil è stata ospite al Literaturfestival di Berlino e alla Casa delle Letterature di Roma, dove ha presentato il suo secondo romanzo Il dio degli amori impossibili in cui racconta l’amore difficile e combattuto fra due giovani di etnia, cultura ed estrazione sociale diversa, confermando l’ottimo consenso di pubblico e critica del primo.
Profumo di spezie proibite
Cari amici del Condominio, rieccomi a voi con un romanzo che mi ha regalato tante belle ore di lettura, seducendomi una pagina dietro l’altra con la voglia di andare avanti, di vedere, di capire. Mi apparve ricco di promesse fin dalle prime righe: «Ricordati che ci sono solo due cose che non si possono nascondere: ishq e mushq, l’amore e il profumo».
Queste due parole sono i poli all’interno dei quali si snodaquesto romanzo di grande respiro, che racconta le vicissitudini di una coppia indiana di sposi novelli che fuggono dal loro paese devastato dalla guerra indo-pakistana, per salpare dal porto di Bombay verso Nairobi in Africa. Finiranno in seguito per trapiantarsi in Gran Bretagna a Londra.
Lei è la bellissima Sarna, appassionata di arte culinaria, attraverso la quale esercita un irresistibile fascino. Si allontana dalla terra della sua infanzia, portandosi dietro uno smisurato ingombrante bagaglio di spezie, profumi, sete, nastri e cianfrusaglie di ogni genere, più tre grosse ceste piene di manghi i frutti di ambrosia dorata, di cui è voracemente e insensatamente avida. Ma il fardello più pesante è depositato nel suo cuore: un segreto inconfessabile dal quale non riuscirà mai a liberarsi e che la tormenterà per tutta la vita. Karam, il marito, è un uomo intraprendente e dinamico, sottomesso ai principi della sua tradizione religiosa sikh, sempre inappuntabile nel suo turbante bianco, anche lui però gravato da un bruciante segreto da nascondere. Pur amando sua moglie e godendo della bellezza del suo corpo sinuoso e della sua deliziosa cucina, ricca di aromi e fragranze inebrianti, non riuscirà a renderla felice. Perfino un semplice riso bollito con Sarna assume una girandola di tinte psichedeliche e ha ogni giorno un aspetto e un sapore diversi. Nonostante ciò la vita della coppia si sedimenterà nella quotidianità, dove ambedue si muovono in mondi separati tenuti insieme da una rete di silenzi e malintesi dentro uno scenario domestico sempre profumato di manicaretti speziati.
Sarna, pur rimanendo bella fino a tarda età, sempre fasciata nei suoi fruscianti sari di seta, che sa usare le arti della seduzione più in cucina che a letto, non è una eroina romantica e solare, ma una donna inappagata, mistificatrice, piena di controsensi fatti di ombre e luci, male e bene, grazia e petulanza: una donna di disarmante falsità che incautamente rovina i buoni rapporti con marito, figli e parenti.
Il viaggio attraverso la vita di Karam e Sarna copre l’arco di tempo che parte dalla fine degli anni quaranta e arriva fino ai nostri giorni. Il violento conflitto fra indù, sikh e musulmani che lascia una cicatrice indelebile nell’anima di Karam è datato infatti a fine giugno 1947.
Attraverso i suoi personaggi colti nella realtà di una vita fatta di lavoro, di grandi e piccoli problemi, questo romanzo di esordio di Priya Basil, svela un volto meno mistico e misterioso dell’India, ma nuovo e vivo, in movimento fra Africa ed Europa, lanciato alla conquista di nuovi spazi e nuovi orizzonti. Karam, i suoi fratelli e i suoi figli riescono a farsi strada dignitosamente nel tessuto socio economico delle nuove realtà e vivono lo sradicamento dal proprio paese come una sfida di crescita personale, pur conservando attaccamento e rispetto per le patriarcali tradizioni.
Se, quando arrivati alle ultime pagine, dopo che i segreti sono stati svelati, ci chiediamo che cosa ci abbia tenuti incollati alla lettura, forse risponderemo che quell’ultima sorpresa che ci ha colti impreparati, ha premiato la nostra costanza; quell’ultimo capovolgimento di situazioni ci ha fatto capire che la verità non è sempre quella che ci appare e che i fatti contano più delle parole.
Grande scrittrice Priya Basil, con una rara capacità di tenere il lettore sospeso al filo dell’attesa. Una vera promessa nel campo della narrativa.
Buona lettura a tutti…
Elisa Zoppei