Pubblicazione del libro – “Aporia – come cerchi nell’acqua”…di Andrea Bicchierai… segnalazione a cura di Daniela Angela Fornaro – 103
…a cura di Daniela Angela Fornaro
danielaangela.fornaro@gmail.
VERONA
Note biografiche e bibliografiche
Andrea Bicchierai è nato a Firenze il 29/04/1958 ed è cresciuto in una classica famiglia operaia con il padre impiegato alla Centrale del latte, la madre casalinga e un fratello più grande di lui, impegnato nelle lotte studentesche.
Gli anni ’70, sono, per Andrea gli anni dell’adolescenza, delle prime amicizie, della scuola affrontata con responsabilità e studio, anni in cui imperversa la contestazione giovanile.
Diventato maggiorenne, con in tasca un diploma di geometra conseguito a pieni voti, muove i primi passi nell’ambito lavorativo. A ventiquattro anni, decide di iscriversi all’Istituto Superiore di Educazione Fisica di Firenze, superando con successo la prova di ammissione. Di quel periodo la scrittura di un racconto dedicato all’amicizia, che avrebbe trovato spazio nel suo primo romanzo autobiografico, pubblicato qualche decennio più tardi.
Dopo aver avviato gli studi e abbandonato l’impiego, inizierà un’avventura nei villaggi Valtur, esperienza che durerà due anni. Nei villaggi imparerà a scoprire il volto reale delle persone, troppo spesso nascosto dietro i paraventi del ruolo professione, e incontrerà molte donne con le quali intrattenere relazioni più o meno fuggevoli, per poi innamorarsi, con alterne vicende, di una maestra di sci capace di restare a lungo nel suo cuore, fino a dedicarle il primo romanzo scritto molti anni dopo.
La sua carriera di animatore si concluderà nel 1985, con un’ultima esperienza in Sicilia, dove è chiamato a organizzare le serate estive in una discoteca “sotto le stelle”, grazie all’interessamento di una ragazza conosciuta nei villaggi e di un’avventura consumata solo per corrispondenza.
Rientrato in pianta stabile a Firenze, riprende a frequentare l’ISEF, dedicandosi con maggior impegno agli studi. Di lì a poco troverà impiego in una rinomata struttura sportiva come istruttore di palestra.
A trentatré anni ancora da compiere, con molta più esperienza alle spalle e il desiderio di rimettersi in gioco, inizia la sua nuova avventura lavorativa in una nota multinazionale francese dedita ai servizi alle imprese.
Nel 2000 decide di sposarsi con Antonella, sua compagna da dieci anni e decide di trasferirsi a Verona, seppur assumendo compiti minori, perché stanco di fare il pendolare tra Verona,
Milano e Roma per lavoro.
Con la morte della madre, gravemente ammalata, si chiude un altro capitolo importante della sua vita, È allora che decide di voltare pagina. Ormai privo di entusiasmo, anche per difficoltà nel rapporto di coppia, interrompe l’esperienza lavorativa con la multinazionale francese e inizia a scrivere, preso dal desiderio di raccontare un capitolo esaltante della sua vita da giovane. Nasce così, quasi per diletto, il suo primo romanzo autobiografico, Nessuno è perfetto (2016), e con esso il desiderio di cimentarsi in una pratica che lo aveva affascinato fin dalla giovinezza.
Nel corso di tutti questi anni si è dedicato alla lettura con interesse e passione, anche se a fasi alterne, affascinato in particolare dai romanzi di Gabriel García Márquez, la cui bibliografia (quasi completa) è custodita nella sua libreria. Una passione che ancora oggi risalta nel modo di pensare alla sua scrittura, alla forma del romanzo, alla grazia di chi legge, al valore dei sentimenti custoditi nelle pieghe dell’anima. Nell’immagine poetica di Andrea è sempre presente l’incipit di “Cent’anni di solutine” che, quando l’occasione gli è favorevole, cita a memoria per ricordare quale sia il valore della narrazione tra realtà e fantasia.
Rimasto solo nella casa di proprietà a Verona, dopo il divorzio da Antonella, ha meditato spesso sul futuro che lo attende, pensando alla scrittura come a un’amica fedele con cui confrontarsi: “perché la solitudine è una pessima compagnia, quando arriva la sera e non hai qualcuno a cui pensare”.
Da qui nascono i due romanzi successivi, Le verità apparenti (2018), ambientato in una Verona a metà anni ’80, e Aporia – come cerchi nell’acqua (2020), quale continuazione della sua ricerca nella comprensione delle debolezze dell’animo umano.
Oggi che è in pensione, lo accompagnano l’amore per lo sci, una passione che coltiva da oltre quarant’anni, e il ritrovato entusiasmo per la chitarra e il bel canto, dopo gli esordi giovanili nei villaggi, dove contendeva il successo nelle gare canore a un noto personaggio televisivo. Ma tutto questo è narrato.
Aporia, senza via d’uscita, sicuramente in senso temporale del termine considerato che i peccati dei genitori si ripercuotono sui figli per sette generazioni.
Arturo, simbolo di edonismo sfrenato, figlio abbandonato che a sua volta abbandona, privo di remore e valori, anaffettivo, guidato dalla menzogna verso se stesso e gli altri, che cerca appagamento nella volubilità degli impulsi carnali. Figura emblematica, che suscita disprezzo ma al contempo invidia per aver posseduto donne sempre bellissime, senza impegno alcuno, neanche verso una prole non voluta né tantomeno desiderata, incidente di percorso dei suoi numerevoli amplessi. Donne che non hanno saputo resistere a un fascino ammaliatore dai connotati esclusivamente fisici, abbandonandosi, loro malgrado, ad un’avventura senza via d’uscita se non quella di continuare a vivere nel ricordo di un’ebbrezza spesa unicamente tra le lenzuola.
Un Commissario non più giovane, in preda alla solitudine, alle prese con un caso non comune, costretto a districarsi tra gli aspetti tecnici della sua professione e i risvolti umani che turbano, inquietano, deviano, fino a innamorarsi di una delle tante bellissime donne di Arturo, quasi a voler fare suo, inconsciamente, un pezzetto di quella vita da latin lover.
E ancora una vendetta, subdola, che si consuma da sola, per mano di una libidine malsana che si è spinta ben oltre l’ordine naturale delle cose.
E poi un ultimo gesto, che ha vilipeso il simbolo di una virilità deviata incapace di distinguere i ruoli delle tante figure femminili che si sono susseguite agli orizzonti di un’esistenza malata.
Che dire? Opera superba e raffinata, in un italiano scorrevole, intriso di ricercatezza letteraria, permeata da sottile erotismo, impreziosita da tratti espressivi decisamente poetici. Ma non mancano riflessioni sulla condizione dell’essere umano e sulla sua incapacità di relazionarsi, spesso minata da paure più o meno inconsce, da timori reconditi, da aspettative deluse. Una ricerca spietata di un qualcosa che possa colmare un vuoto interiore destinato a rimanere tale anche quando le passioni sembrano prendere il sopravvento per poi sciogliersi come neve al sole.
Ebbene sì, l’ho letto tutto d’un fiato il tuo libro, caro Andrea, anche se spesso sono tornata indietro per soffermarmi ancora su riflessioni profonde, o semplicemente per lasciarmi accarezzare da quella brezza poetica che a tratti percepivo.
Grazie Andrea per averci donato quest’opera affascinante e intrigante, che lascia con il fiato sospeso, fino a svelare un epilogo con il quale hai saputo gentilmente e sapientemente rendere giustizia alle vere vittime di una mente malata.
Ed: Cierre Grafica 2020 Verona
Il libro è reperibile direttamente dall’autore alla mail: andrea.bicchierai@gmail.com
Daniela Fornaro