Pubblicazione del libro – “Centomila chilometri in bicicletta con il signor Parkinson. Conversazioni. E qualcos’altro.”… di Aldo Ridolfi e Marco Tosi… segnalazione a cura di Giancarlo Volpato… – 88
…a cura di Giancarlo VolpatoTREGNAGO (VR)
Pedalare per vincere: per vincere contro la malattia
“Fino a qualche anno fa tutto era facile; adesso anche una frenata e uno sgancio diventano una difficoltà”.
Finisce così una lunga riflessione, fatta qualche tempo addietro, di Marco Tosi, uomo abituato a sfidare la fatica, a vincere contro il tempo, a non arrestarsi neppure quando le condizioni sembravano avverse. Incauta e perfida come sempre, era arrivata la malattia. Nel silenzio dei giorni, anche nei momenti della pace interiore quando il corpo è pure stremato dalla fatica ma il cuore e la mente pieni di gioia, il male ha sempre sfidato l’uomo: e, spesso, malauguratamente, vincendo.
Poteva accadere così, per Marco Tosi, che non aveva mai usato i mezzi pubblici per andare a lavorare, che aveva percorso centinaia di migliaia di chilometri pedalando quotidianamente: da Tregnago a Verona per obblighi di lavoro, da Tregnago al mondo europeo per diletto, per amore, per sfidare e godere la bellezza della vittoria su se stesso; per combattere il silenzio degli sguardi di chi passa davanti alle bellezze della natura senza accorgersi dell’infinito amore che esse creano negli spiriti di chi sa godere dei silenzi della vita e delle squisite e amorevoli difficoltà che questa ha sempre creato.
Marco Tosi ha raccontato la sua vita, quella degli ultimi anni ma ricordando – sempre nel silenzio interiore – quella che era stata fino ad un certo giorno: prima che il morbo di Parkinson si accorgesse di lui e cercasse di dominarlo. Aldo Ridolfi, suo amico, grande ciclista lui pure, lo ha condotto – quasi per mano – a raccontare se stesso e la sua lotta contro il male: anche perché non volle mai che questo vincesse del tutto e obbligasse Marco Tosi a rintanarsi in casa, lontano dalle salite, privato delle discese e, soprattutto, degli sguardi sereni di una natura che si sgranava davanti ai suoi occhi e alle sue gambe.
Il morbo di Parkinson l’aveva assalito alle spalle, come fa sempre il male; lo aveva fatto cadere, pensava – purtroppo non impunemente – di vincere una volta ancora. Le malattie non demordono, non credono mai di venire sconfitte. E, forse, Marco Tosi sarebbe caduto, perdendo; e ciò accadde subito togliendo all’uomo che aveva pedalato per 500.000 chilometri la forza ch’egli credeva di avere. Il dolore modifica il rapporto con gli altri, ma soprattutto con se stessi, intacca la psiche, sconvolge l’anima, non piange, non ama, dimentica le fermate.
Aldo Ridolfi, con la bravura e la tenacia culturale che tutti gli riconoscono, ha tirato fuori, da quel ciclista, teoricamente perduto, tutta la grandezza che Marco Tosi ha saputo mettere in piedi. La vita, quella ch’egli aveva dedicato alla predilezione assoluta, non doveva né poteva andarsene per sempre. E così, con i farmaci e con l’aiuto di chi queste malattie ha combattuto, ha ripreso in mano la bicicletta, è salito sopra di essa, ha modificato quello che il Parkinson gli aveva negato pienamente per potere vincere su di esso.
Ai 500.000 mila chilometri che la salute gli aveva permesso, ne ha aggiunti altri 100.000: ha sfidato il morbo di Parkinson e, una volta ancora, ha vinto. Non serve solo la speranza, non è bastante il desiderio: sono la forza interiore, la volontà e la certezza della mente che sconfiggono chi crede di avere sempre vinto.
È nato così uno splendido libretto: 100.000 chilometri in bicicletta con il signor Parkinson. Conversazioni. E qualcos’altro (Verona, Mediaprint, 2021). Capita raramente che un libro sia un dialogo: qui, abolendo le istanze e cercando di coinvolgere il lettore, Aldo Ridolfi ha rimescolato una lunga storia i cui confini non si conoscono. Entrambi, assieme ad altri, furono uomini che passarono giorni e giorni sfidando, con le proprie pedalate, le distanze europee: si colgono, qua e là, abbellite da qualche immagine, le loro corse, i lunghi percorsi sotto i cieli, scalando le strade di montagna, sfidando le discese. C’è un lungo capitolo nel quale – con quasi celata solitudine – i due autori del libretto raccontano i luoghi veronesi, le istanze delle sfide vicino alle loro case; ma si scorgono le loro imprese nel nord della Francia, le lunghe e mai affaticate corse nel centro dell’Italia, gli occhi dei tedeschi e degli svizzeri che guardavano quegli italiani così bravi e assai poco scontrosi.
Ora, terminano gli autori, il signor Parkinson non se n’è andato ma non ha vinto: la sfida lo ha surclassato. Marco cambierà il manubrio, muterà il gancio: ma le sue gambe vinceranno, una volta ancora, su quel male che credeva d’averlo sconfitto. E l’appendice finale, quasi come un resoconto diaristico, dona al lettore quanto, forse, egli voleva: la somma globale di quei centomila chilometri che certamente il signor Parkinson credeva d’avere rubato per sempre a Marco Tosi.
Giancarlo Volpato
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