Pubblicazione del libro – “Echi del carnevale di Venezia nella storia e nel mondo”… di Alessandro Norsa… segnalazione a cura di Elisa Zoppei e Aldo Ridolfi… – 87
…a cura di Elisa Zoppei e Aldo Ridolfi
NEGRAR (VR)
Segnalazione di Alessandro Norsa,
Echi del carnevale di Venezia nella storia e nel mondo,
Karyon editrice 2021.
Alessandro Norsa giunge a Echi del Carnevale di Venezia nella storia e nel mondo dopo una lunga frequentazione con questa particolare festa propiziatoria di fine inverno.
Aveva iniziato nel 2008 con un breve saggio – ma in fieri era presente tutta la sua prospettiva storica e antropologica – pubblicato sul n° 39 di “Cimbri/Tzimbar” dal titolo “Il Carnevale di Giazza: una ipotesi di continuità con i carnevali dell’Arco alpino”. In esso individuava – pur fermo sull’isola di Giazza – precisi parallelismi e affinità significative presenti su un’area vasta, come recita il titolo, quanto l’Arco alpino.
L’anno successivo Norsa prosegue nel suo cammino alla ricerca dei significati sottesi alle manifestazione carnevalesche con il volume Il Bello, il Brutto, il Matto, uno studio attorno al Carnevale di Cerna, una località nel comune di Sant’Anna d’Alfaedo (VR). Qui Norsa allarga l’orizzonte geografico del suo lavoro avvalendosi di ricerche effettuate in diciassette paesi europei, spesso con la metodologia dell’“osservazione partecipante”, raccogliendo oltre 8.000 immagini e riferendosi a 1.200 località. Contemporaneamente approfondisce diacronicamente l’analisi arrivando ad individuare tracce del Carnevale in riti risalenti all’Egitto di 4.000 anni fa, se non più antichi.
Così arriviamo al Carnevale di Venezia. Che viene scandagliato in tre epoche precise: nel medioevo, nel Cinquecento e nel Seicento, nel Settecento. Seguendo l’indice dei capitoli e dei paragrafi accostiamo la parte più leggibile del saggio, la sua ossatura, l’intelaiatura storica e documentaria: la Caccia al toro e all’orso, la Vecchia col fuso, l’Omo selvadego, la Gnaga, gli Spiriti folletti, la Festa delle Marie, la memoria della guerra friulana, il Mattasin, la Moresca,… Insomma c’è la ricostruzione minuziosa e documentata di decine di figure e di rappresentazioni del Carnevale storico di Venezia. Una piacevole lettura documentaria, una informazione sintetica e precisa, una rassegna puntuale e storicamente impegnata.
Ma in Echi del Carnevale c’è qualcos’altro. Emergono di continuo segnali, avvertimenti, avvisaglie che non ci consentono di fermarci ad un tale livello di lettura, peraltro utilissimo, necessario, propedeutico. Ad ogni pagina, si può dire, l’autore ha voluto lasciarci intendere che la realtà del Carnevale è grandissima, immensa e che è preciso dovere del lettore cercarla, dissotterrarla, esplicitarla. Alessandro Norsa ci pone in condizione di farlo: ci guida attraverso i veri significati del Carnevale, ci informa sulla sua collocazione nel ciclo dell’anno e sulla relazione, strettissima, tra uomini, condizioni materiali, mondo degli spiriti.
Fornisco, di questa pedagogia solo sussurrata, rispettosa, cólta, due esempi, tra i numerosi possibili. A pagina 12 l’autore racconta la Caccia all’orso il quale appare trattenuto, contenuto alla catena da un domatore. Ebbene «si ritiene che il domatore sia l’ultima metamorfosi degli sciamani». Non si tratta di una semplice nota di cronaca. Metamorfosi sta lì a dirci quanto di stabile e quanto di movimento c’è in noi e in ciò che noi costruiamo. E lo sciamano – colui che tiene il rapporto con gli spiriti – evoca un passato con il quale sempre dobbiamo fare i conti. E a pagina 60, introducendo la bauta, la maschera per eccellenza dei travestimenti veneziani, cita Paolo Toschi che attorno a queste questioni aveva scritto: «Le maschere erano le larve, gli spiriti dei morti, personaggi del mondo infero che riapparivano sulla terra il primo giorno dell’anno.» Perché il lavoro di Alessandro è contemporaneamente storico, antropologico, etnografico e, naturalmente, junghiano.
Si potrebbe continuare a lungo.
Aggiungiamo solamente che il libro è bene e abbondantemente illustrato, che fornisce una esauriente bibliografia, che appare maneggevole, chiaro nell’impaginazione e nel font usato, che cura un piacevole e rilassante equilibrio tra scrittura e immagini e che il bianco della pagina non è mai sopraffatto dalla scrittura.
Si legge, dunque, con rilassante piacere.
Aldo Ridolfi
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Note biografiche
Ho avuto il piacere di conoscere Alessandro Norsa, in varie occasioni legate alla presentazione delle sue opere, tutte, seppure in maniera diversificata, segnate dal comune denominatore di affondare lo sguardo nel mondo dell’Antropologia, ivi compresa la dimensione dell’Occulto in relazione a costumi tradizioni e comportamenti sociali delle persone. Le sue note biografiche risultano inscindibili dall’instancabile impegno di studio e di ricerca che lo hanno accompagnato nel percorso intellettuale ed umano.
Alessandro Norsa, nato nel 1969 a Milano, è instancabile studioso di un ampio spettro di Scienze Umane che ha continuato ad approfondire dopo la laurea in Psicologia Clinica conseguita presso l’università di Padova, nel 1996. Grazie a una svariata quantità di master ottenuti presso università italiane ed estere (Coimbra in Portogallo) e a una lunga serie di esperienze sul campo, può appoggiare il suo lavoro su un lungo elenco di specializzazioni.
Esercita dal 2001 l’attività di Psicoterapeuta, specialista in psicosomatica occupandosi di disturbi d’ansia, attacchi di panico e di tutti quei piccoli e grandi problemi portati dalla vita di oggi. Confessa che la sua più grande soddisfazione è vedere ritornare la serenità nelle persone che l’avevano smarrita.
Al di là del suo impegno professionale ha maturato nel tempo una competenza etnografico-antropologica che lo ha impegnato in numerosi percorsi di ricerca e di scrittura. È infatti autore di diverse pubblicazioni nazionali ed internazionali (vedi: www.alessandronorsa.com).
Esemplificativa del suo metodo è l’opera Tradizioni nelle vallate ladine dolomitiche. Atlante etnografico. Uscita nel 2012 con il contributo dell’Istituto Ladin Micurà de Ru, San Martino in Badia, l’opera di oltre 1200 pagine si sviluppa in 4 volumi, con l’aggiunta di un Atlante contenente 20 carte tematiche con centinaia di rimandi alle numerosissime testimonianze raccolte nei volumi della ricerca. Organizzate secondo il metodo del ciclo dell’anno, le testimonianze sono sempre inquadrate entro una cornice teorica, antropologica ed etnografica tale da far oltrepassare allo studio i limiti geografici per cui è nato.
Sono seguite poi opere di carattere socio-esoterico tutte pubblicate dalla Karyon Editrice fra cui Il nitrito degli spiriti centrato sulle rappresentazioni simboliche dei cavalli, mentre Nell’antro della strega, documenta il mondo delle streghe attraverso i racconti popolari di 200 testimoni. Dio era donna è la ricostruzione storica e psicologica di un atteggiamento religioso verso il femminile sacralizzato che è continuato, mutando di forma ma non di contenuti, lungo tutta la nostra storia. Ne Il ritorno del non morto compie un viaggio nella terra dei vampiri, anche qui raccogliendo racconti popolari provenienti dal patrimonio culturale comune. Anche qui, come altrove, si è recato personalmente nei luoghi raccontati rivolgendosi direttamente alle persone per capire da dove siano nati l’aspetto e le caratteristiche del vampiro, per conoscerlo meglio nel luogo da cui origina.
Elisa Zoppei