Puntata 46.1 – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “LA POTENZA DEL RISO: Alcuni esempi di comicità letteraria. Ridere con le forme: Giuseppe Arcimboldo (1526-1593)”
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46.1 – Ridere con le forme: Giuseppe Arcimboldo (1526-1593)
Come scrive Mario Praz in una importante introduzione al libro di Carlo Ossola su l’Autunno del Rinascimento, il rapporto con la natura e l’eccesso del ridicolo che invadeva ogni forma di comunicazione, esprimono tutto il sentimento drammatico che caratterizza il Barocco e il Manierismo e troveranno in Lombardia il clima culturale più adatto ad esprimersi. Lo possiamo vedere soprattutto nelle opere di Arcimboldo, artista famoso in vita quanto dimenticato dopo la sua morte a Milano.
Oggi tutti ammirano le opere di Arcimboldo, piene di follia umoristica, ma nessuno capisce veramente il significato di quelle teste rovesciate fatte di frutta e di verdura, pesci e animali, esplicite parodie della ritrattistica alla Raffaello, quella ligia alle “regole”. È chiaro che le opere di Arcimboldo sono delle metafore, degli indovinelli dai molti significati, delle parole plurisemiche come direbbe Dante. Sono state riscoperte dal movimento Dada ai primi del XX secolo e dal Surrealismo di Breton e di Savinio e di De Chirico che hanno visto in Arcimboldo un loro maestro, un erede del fiammingo Jeronimus Bosch.
Oggi sono sparse nei musei di mezza Europa (Praga, Vienna, Stoccolma) ed è una impresa quasi impossibile ammirarle unite in una mostra completa. Nel 2011 a Milano a Palazzo Reale, la National Gallery di Washington con Sylvia Ferino-Pagden, la direttrice della pinacoteca del Museo di Vienna, sono riusciti ad organizzarne una molto ampia distribuita in nove sezioni, documentata in un ampio catalogo (Milano, Skira). Una delle sezioni è tutta dedicata alle Pitture ridicole come il bibliotecario o il giurista. La prima mostra su Arcimboldo era stata organizzata nel 1987 a Venezia, intitolata Effetto Arcimboldi e mostrò per la prima volta le Quattro stagioni: Inverno, Primavera, Estate, Autunno e gli elementi primari terra, fuoco, aria, acqua.
La difficoltà d’interpretare l’umorismo e l’ironia nascosta nelle opere di Arcimboldo deriva anche dalla assenza di testi scritti dall’artista stesso: per fortuna ci resta il commento di un suo amico contemporaneo, Gregorio Comenini, che scrive un trattato sulla pittura, il Figino, nel quale esamina alcune delle “teste composte” più note come il Bibliotecario per esempio.
Più attuale e di grande profondità, uno studio di Jeannine Guérin Dale Mese in un numero speciale su Humour, ironie, impertinence nella Revue d’études italiennes dell’Università di Provence n° 4.
Ridere con i segni e le forme ci porta nel mondo della caricatura fiorito in Italia nell’Ottocento: ricordo una mostra del 2004 su “Giovanni Giolitti nella satira politica” e più di recente nel mondo dei fumetti. Un settore da non dimenticare è il riso delle donne che nel Novecento, scelgono il disegno satirico piuttosto delle parole per esprimere e criticare la loro realtà. Nel 1993 ci fu a Ferrara la V^ edizione di una mostra internazionale sulla comicità grafica al femminile curata dalla rivista Leggere donna, intitolata Ridisegna la storia. Non vi ho incontrato la proposta di un mondo futuro al femminile, ma la descrizione del presente raggiungeva una raffinata eloquenza e una inarrivabile carica umoristica.
Laura Schram Pighi – (46.1 fine)