Puntata 48 – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “LA POTENZA DEL RISO: Ridere con la ragione: Galileo Galilei (1564-1642) scrittore e la sua ironia”.
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48 – Ridere con la ragione: Galileo Galilei (1564-1642) scrittore e la sua ironia.
Più volte nel corso di queste conversazioni vi ho nominato Galileo Galilei (1564-1642) a proposito di lingua, letteratura e scienza, così come Italo Calvino a proposito di fantasia, scienza e umorismo. Due autori troppo importanti per ricordarli solo in poche righe di un discorso generale sulla narrativa italiana in ombra. Ora credo sia venuto il momento di approfondire l’argomento dato che tra i due letterati esiste un legame molto stretto, quello di avere gli stessi maestri, Dante e Leopardi, e una analoga capacità di ridere con la ragione.
Andrea Battistini in una ampia e documentatissima ricerca dal titolo Gli aculei ironici della lingua di Galileo” (Lettere italiane XXX, 3, luglio settembre 1978), prende le mosse da una osservazione di Thomas Kuhn sulla “ragione che non è in grado di risolvere da sola i quesiti prima insospettati: quindi lo scienziato deve ricorrere a qualità come la fantasia, l’immaginazione, l’estro momentaneo, un tempo considerati patrimonio esclusivo dei poeti”.
Dopo una rapida lettura della critica tradizionale sulla oggettività della scienza di contro alla passionalità dell’arte, l’autore indica le caratteristiche tipiche dello stile di Galilei ossia l’uso “dei frequenti idiotismi, del tono colloquiale, della frase idiomatica, del paradosso, della metafora ardita, del sarcasmo, della boutade scherzosa, del brio caricaturale” e si dedica ad esaminare con rigoroso metodo filologico, soprattutto Il Dialogo dei massimi sistemi (1631) e il Saggiatore (1623).
Queste opere in particolare formano quell’“atto rivoluzionario che non consiste solo nel discorrere di scienza con lo strumento del volgare (…) ma anche nella trattazione di questo discorso all’interno di generi come l’epistola o il dialogo destinati nel passato a fini soprattutto letterari”.
Il Galilei professore di fisica a Padova, scrive partendo da un suo piano di proselitismo culturale, ben consapevole del nesso tra scienza e vita civile, tra progresso tecnologico e “pubblica felicità”.
Questa impostazione è stata esaminata a lungo da molti critici a partire dalle ricerche di Maria Teresa Altieri Biagi, quando la studiosa suggeriva per prima nella sua presentazione di Galilei scrittore, di tener conto del comico e dell’ironia nel discorso argomentativo dello scienziato in opposizione al rigore del discorso dimostrativo.
Sembra infatti di cogliere una contraddizione negli scritti di Galilei, perché la scienza rifiuta ogni forma di polisemia, che invece è tipica dell’ironia di cui fa costante uso Galilei, eppure tutto il Saggiatore si basa sullo sdoppiamento del personaggio di Galileo scienziato e scrittore insieme, che conduce di fatto una “lunga commedia accademica” con il suo oppositore, il Grassi, uno scienziato gesuita, nascosto sotto l’anagramma di Lotario Sarsi, “come un combattimento tra maschere con l’arma subdola della dissimulazione”.
Laura Schram Pighi (continua…)