RICORRENZA… VENEZIA: “Marco Polo e il suo viaggio, a 700 anni dalla sua morte”.

…a cura di Maria Rosanna Mucciolo

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VENEZIA: “Marco Polo e il suo viaggio, a 700 anni dalla sua morte”.

Marco Polo

Durante il Medioevo la maggior parte della popolazione europea vive in villaggi e trae il proprio sostentamento dal lavoro dei campi o attività artigianali. Ogni villaggio viene controllato dal signore del feudo, che vive nel castello, particolarmente dura è la condizione dei servi della gleba (contadini). Nonostante le vie di comunicazione fossero dissestate, il Medioevo viene considerata l’epoca storica dei grandi viaggi e dei grandi viaggiatori: sovrani e signori per necessità di governo, uomini di chiesa per questioni religiose, mercanti per il commercio. Il viaggiatore più importante viene considerato il “pellegrino”, le cui mete preferite sono Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme: luoghi sacri, centri di culto in cui la gente si reca per fare penitenza. I viaggi medioevali, sono molto rischiosi ed hanno uno scopo preciso: si viaggia per necessità, le persone che non hanno motivi particolari restano a casa. Una figura che emerge durante il Medioevo, è quella del mercante, che assume un ruolo primario in quella che è stata definita la “rivoluzione commerciale” dei primi secoli dopo il Mille. Tra i tanti viaggiatori del Medioevo, merita un posto di primo piano il veneziano Marco Polo (Venezia 1254 – Venezia 1324) e nell’anno in corso ricorrono i 700 anni dalla sua morte.
Per l’Italia Marco Polo è il viaggiatore più famoso perché nel XIII secolo raggiunse la Cina procedendo lungo la via della seta, si tratta di una grande avventura fra l’Italia e l’Oriente, destinata a lasciare il suo segno. Di questo affascinante viaggio le tappe principali sono: Acri, Trebisonda, Bagdad, Tabriz, Hormuz, Balkh, Samarcanda, Kashgar, Lanzhou, Karakorum, Pagan, Hangzhou, Costantinopoli. Marco Polo tra il 1271 e il 1289 intraprende questo viaggio e camminando lungo la “via della seta” arriva in Cina, a piedi e in compagnia del padre Niccolò e dello zio Matteo. Rimane in Cina (Catai) per ben 17 anni e di questo periodo della sua vita ne parla nella sua opera, dove descrive usi, costumi e tradizioni delle varie popolazioni che incontra e la “via della seta” è rimasta la più importante rotta per gli scambi commerciali tra l’Europa e l’Asia. I contatti stabiliti da Marco e i suoi familiari, tra i re mongoli e il papato, danno una nuova impronta alla diffusione del cristianesimo. Alcuni frati meritano di essere ricordati e fra questi Riccoldo Pennini (noto anche come Riccoldo da Montecroce), vive in Cina prima ancora dell’arrivo della famiglia Polo e scrive “Il libro delle peregrinazioni nelle parti d’oriente”; il francescano Giovanni da Montecorvino, primo vescovo di Pechino e legato apostolico in Estremo Oriente, di cui rimangono tre lettere ed è il fondatore della missione cattolica in Cina. Dalle varie testimonianze ne deriva un quadro di una civiltà pre-moderna e molto raffinata: la cultura, il compatto e gerarchizzato apparato amministratore diretto da una burocrazia confuciana, diede alla civiltà cinese una coesione e una raffinatezza che suscita l’invidia degli stranieri. Anche “Il milione” di Marco Polo può essere considerato una sorta di enciclopedia sull’ Asia, tanto che Enrico il Navigatore ne volle una copia e anche Cristoforo Colombo ne aveva una copia scritta in latino, oggi conservata nella biblioteca di Siviglia. A 700 anni dalla sua morte, possiamo affermare che nonostante l’epoca buia (Medioevo), i pericoli incontrati lungo il suo cammino verso la Cina, Marco Polo ci ha lasciato una testimonianza  bellissima di una cultura diversa dalla nostra, ma con un fascino unico.

Dal Milione di M. Polo
“Dalla nostra partita, come noi ci partimmo dal Grande Kane, avete inteso nel cominciamento del libro, in un capitolo ove parla della Briga e fatica ch’ebbe messer Matteo e messer Niccolò e messer Marco in domandare commiato dal Gran Kane, e in quello capitolo conta l’aventura ch’avemmo nella nostra partita. E sappiate, se quella aventura non fosse istata, a gran fatica e con molte pene saremmo mai partiti, sicché a pena saremmo mai tornati in nostro paese. Ma credo che fosse piacere a Dio nostra tornata…”

Maria Rosanna Mucciolo

Fonti:  

Desideri, G. Codovini: Storia e Storiografia, per la scuola del terzo millennio.
Dall’anno Mille alla rivoluzione inglese. G.D’Anna
Foto da: Wikipedia.

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