RICORRENZA: VERONA: ”1653: il Barocco veronese – Palazzo Turchi o Puoti”
…a cura di Maria Rosanna Mucciolo
VERONA: ”1653: il Barocco veronese – Palazzo Turchi o Puoti”
Questo palazzo compie quest’anno il suo 370° anniversario dalla costruzione e quindi, vale la pena ricordarne un po’ la storia.
Il termine “barocco” deriva dal termine Baroco usato dalla filosofia scolastica per definire una complessa figura di sillogismo, divenuto con il tempo sinonimo di ragionamento capzioso e poco chiaro. In questo periodo (Seicento) si ha una ricchezza di materiali e una fusione delle arti, infatti tipiche di questo movimento culturale sono la ricchezza e l’esuberanza decorativa, caratterizzata dalla preziosità dei materiali: le architetture vengono ornate con rilievi, statue, formelle. I materiali sono i più vari: marmi, policromi, stucchi e dorature perché tutto contribuisce ad un effetto spettacolare e grandioso. Il Barocco sostiene che tutte le arti debbano concorrere all’effetto finale: l’attività dell’architetto, del pittore, dello scultore si collegano tra loro con lo scopo di ottenere un risultato favoloso.
In questo contesto culturale si inserisce la storia di Palazzo Puoti, legata alla storica famiglia Turchi, a Verona svolgevano l’attività di drappiere, che permise loro di far progettare e costruire un favoloso palazzo con un valore artistico, che ancora oggi possiamo ammirare in tutto il suo splendore. Comprarono intorno al 1440 la residenza di un medico in contrada Sant’Andrea, oggi via San Cosmo. Il committente per la costruzione dell’edificio fu Pio Turchi, che voleva ricordare la vittoria dell’armata cristiana contro la flotta ottomana.
Palazzo Turchi o dei Puoti presenta una decorazione barocca, con telamoni (scultura maschile a tutto tondo o ad altorilievo impiegata come sostegno, strutturale o decorativo) e cariatidi (scultura utilizzata come colonna), posti a fiancheggiare il portale d’accesso e le finestre del piano nobile. L’edificio si sviluppa su quattro livelli: il piano terreno, il piano nobile, il mezzarino e un ultimo piano costruito intorno al XVII secolo. Il piano terreno costruito in tufo è limitato da una cornice che forma i davanzali di due finestre rettangolari, è caratterizzato da un massiccio basamento in tufo, limitato da una cornice che sorregge i “piedritti” Il portale d’ingresso si nota per “l’arco a tutto sesto” decorato da modanature e rosoni, con la raffigurazione di Giove nella chiave di volta e altre due figure: Adige e Adriatico. Il portale è fiancheggiato da due ordini di cariatidi che sembrano delle colonne che reggono la trabeazione costituita da un architrave, fregio e cornice, sopra si può notare una grande trifora (finestra). Tra le cariatidi si notano due nicchie: quella a sinistra è sormontata da due ippocantropi (mostri alati), mentre le altre da coppie di genietti. Si possono notare sulla trabeazione (balcone) tre medaglioni: quello di destra porta la scritta: “Ex Turca famiglia Pius”, quello centrale: “Jovis Omnia”, quello a sinistra un’allusione della vittoria di Lepanto: “Ven Naval Victoria”.
Maria Rosanna Mucciolo
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Fonti:
Nuove prospettive: l’opera d’arte tra storia e metodo
Dal Rinascimento al Barocco
Tornagli, S. Buricchi, M. Goi, L. Mantovani, Loescher Editore