RICORRENZA… Verona: “Maddalena di Canossa: a 250 anni dalla sua nascita”.

…a cura di Maria Rosanna Mucciolo

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Verona: “Maddalena di Canossa: a 250 anni dalla sua nascita”.

Maddalena di Canossa

 

Per capire la vita e l’opera di Maddalena di Canossa (1marzo 1774-10 aprile 1835) bisogna leggere ed analizzare i suoi scritti. Si tratta di memoriali che racchiudono la vita, l’opera e il pensiero di fede e di amore verso Dio e il prossimo.

Dalle memorie possiamo capire la sua personalità “… Ascoltando la Santa Messa nella quale lesse il sacerdote, le sembra, delle cose riguardanti alla carità sulle lezioni di Tobia si sentì mossa internamente e si rivolse d’impiegarsi nelle opere di carità, non già avendo presente quest’opera, ma a tutte quelle che il suo stato di allora le permetteva; e cose fece avendo anche una naturale presenza per gli infermi dei quali Dio sempre gliene diede sino che stette in casa”. La vocazione verso la carità, si manifesta sempre di più nelle opere di bene e a vantaggio delle persone bisognose, infatti nelle testimonianze dei “Processi” vengono ricordati alcuni episodi: “…Andava con un servo e con una cameriera portanti dei panieri di cibi per distribuirli ai poveri”. Dall’Epistolario di Maddalena vol I si legge: “dallo stesso Padre (don Pietro) avrete anche avuto un nome d’una povera giovane milanese, la quale si trova nel nostro ospitale, è dell’età di circa 13-14 anni. Ella era fallato, ma è convertita, ed essa bramerebbe ritornare a casa…supplica di indagare…se la nonna o la sorella volessero accoglierla o veramente si potessero procurare alla ragazza un collocamento fuori pericolo”.

Verona tra la fine del ‘700 e l’’800 vive una profonda crisi del monachesimo e tra la popolazione è diffusa l’influenza dei Francescani e dei Cappuccini. Nel periodo, che vede Maddalena adolescente, è molto diffusa la pratica del Perdono d’Assisi (2 agosto), delle devozioni particolari alla passione come l’orazione nel Getsemani, la flagellazione, la canonizzazione di spine e la devozione alla Madonna Addolorata. Ai tempi del parroco don Luigi Libera, sboccia in Maddalena la devozione mariana: la Vergine Maria è il suo rifugio, il suo soccorso, la sua confidente e Maddalena ricorre a Lei con fiducia illimitata: ”in Maria ogni atto converge verso il Dono di sé alla volontà del Padre Celeste; lo stesso deve essere per le Figlie della carità. La devozione a Maria non rimane fine a sé stesso, ma diventa la scala per salire a Dio”. In questo clima di devozione si affina la personalità della giovane Maddalena, infatti sul finire del ‘700 la città di Verona contava 46 parrocchie delle quali solo il 30% di libera collocazione vescovile, 43 tra monasteri e conventi. Con l’arrivo di Napoleone, il 1giugno 1796, la provincia di Verona fu occupata da 12.000 soldati francesi che ne fecero la base contro gli austriaci. Maddalena non si lascia influenzare dalla situazione storica e politica della sua città natale e al centro del suo pensiero c’è sempre il tema della carità, inteso come amore verso il prossimo. Maddalena parla della carità scritta nei cuori, di quella carità gratuita che non vuole essere ricambiata, anche perché scaturisce dalla sofferenza. Nella sua vita possiamo parlare di “una dialettica del dolore” ed è proprio a questa tematica che sono dedicate le pagine più belle e significative dei suoi scritti. La sua è una vita serena e come scritto prima, non è coinvolta nelle vicende storiche che Verona vive. In questo mondo di dolori e turbamento, si avvicina sempre di più alla Vergine Addolorata e al filosofo Rosmini (1797-1855), che ricordando la Canossa dice: “l’istituto deve fiorire fra il Crocifisso e l’Addolorata e la definiva serva dei poveri”. Il Bresciani nel ricordarla nel suo famoso “Elogio funebre” dice che durante la carestia, essa fu tra i poveri una “autentica Marta”: voleva aiutare tutti, con metodo e continuità. Nel suo apostolato non possiamo dimenticare l’opera diretta all’emancipazione della donna: emancipazione intellettuale, morale e religiosa, ma anche emancipazione sociale ed economica: “civilizzando i poveri, non ci sono più né lavandaie, né domestiche, né straniere”, un pensiero profondo che anticipa quella che è l’evoluzione della donna moderna e la prima emancipazione deve avvenire tra le mura domestiche: nella missione educatrice dei figli. Facendo un accenno alla storia del nostro Paese, si può fare un confronto tra Matilde di Canossa e Maddalena di Canossa. La prima vive il divario fra Impero e Chiesa, e parteggia per Gregorio VII contro il cugino Enrico IV, che scomunicato attende il perdono del papa alla porta del castello di Matilde. Mentre la dama del Medioevo, è coinvolta nelle lotte temporali, la giovane Maddalena è coinvolta nelle lotte spirituali ed è impegnata nel sociale per sconfiggere l’ignoranza, l’errore e il mal costume. Maddalena ama la società e in una lettera a Carolina Durin scrive: “Io amo la mia famiglia più di me stessa, la mia patria più della mia famiglia, il genere umano più della mia stessa Patria”. Da queste parole appare come una riformatrice sociale, in quanto vuole ricreare le cellule della società: la donna, la gioventù, la famiglia. Nonostante la famiglia le ripetesse che la vita religiosa fosse dura, fa la sua prima esperienza presso il monastero di Santa Teresa a Verona, ed è per lei un periodo gioioso, come una festa di nozze e da qui l’esigenza di dedicarsi sempre di più alla carità e alla vita di meditazione. La sua personalità e il suo pensiero si trovano espressi nella fondazione delle suore canossiane, così sotto la guida di Pietro Leonardi, nel 1799 inizia a dedicarsi all’assistenza dei malati, ma il vescovo di allora G. A. Avogadro, la invita a lasciare il lavoro ospedaliero e a dedicarsi all’educazione delle fanciulle del popolo. L’8 maggio 1808, nel quartiere San Zeno, la Canossa diede inizio nella sua congregazione all’ istruzione dei poveri. La congregazione si diffuse rapidamente in Veneto e in Lombardia e nel 1812 viene avviata la formazione delle “maestre contadine” per insegnare nelle aree rurali di Verona e provincia. In origine il loro abito era costituito da un vestito color tanè (castano scuro) di taglio simile a quelle delle donne del popolo con cuffia e scialli neri, al collo un cordoncino nero con il “tablò”, un grosso medaglione di forma ovale con l’immagine della Vergine Addolorata e i simboli della passione di Gesù. Negli anni ‘60 l’abito diventa grigio e bianco, tolgono lo scialle, la cuffia viene sostituita dal velo e il tablò sostituito da una catenina con medaglietta. Questo ordine è presente in Europa, Africa, America del Sud e Oceania, dove operano e aiutano i bisognosi con lo spirito di amore e di fede della loro fondatrice. A distanza di 250 anni dalla sua nascita, si può dire che il suo pensiero è attuale in una società in continua evoluzione, che vede la donna in primo piano. Le date importanti per ricordare Maddalena di Canossa sono il 7 dicembre 1988 beatificata da Giovanni Paolo II e il 10 aprile la ricorrenza.

Maria Rosanna Mucciolo

Fonti:
– Maddalena di Canossa, Regole e scritti spirituali.
– Maddalena di Canossa, di Adele Cattari.
– Maddalena di Canossa, istruttrice e madre, di Maria Nicolai.
– Storia della chiesa di Verona, di Dario Cervaso, Facoltà Teologica del Triveneto.

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