Risposta ai lettori 25/2 (grafia del dialetto — parte seconda)
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Risposta ai lettori 25/2 (grafia del dialetto — parte seconda)
Un altro, grande problema è quello degli apostrofi. Molti ritengono che se ne debbano usare pochi o addirittura nessuno; io ritengo opportuno usarli per far capire che certe parole hanno un’altra forma, ma anche per facilitare la comprensione del testo. Per esempio, perché scrivere tóme ’na carega («prendimi una sedia»), con l’apostrofo? Perché in realtà ’na è abbreviazione di una, e lo vediamo subito se la persona precisa: t’ò dito una, no dó! («t’ho detto una, non due!»).
Sempre a proposito di ’na, abbiamo in gran parte della provincia il termine nà «andato» (che altrove è ndà o anche ndado). Molti scrivono quest’ultimo senza accento, ritenendolo inutile; però, se lo scriviamo nà appare subito chiaro che si tratta di un participio passato. E cosí si dà un aiuto al lettore, no?
L’apostrofo è opportuno metterlo anche sul frequentissimo pronome rafforzativo el, di frasi come per esempio no so se ’l vegna «non so se (lui) venga». Alcuni scriverebbero no so sel vegna oppure no so se el vegna, ma mi pare chiaro che la prima frase sia piú corretta, sia perché rispecchia bene la pronuncia sia perché fa capire gli elementi che la compongono.
Giovanni Rapelli – (continua)