RISPOSTE AI LETTORI 07 (espressioni dialettali)
…a cura di Giovanni Rapelli
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RISPOSTE AI LETTORI 7 (espressioni dialettali)
Stavolta tocca a un comunissimo verbo veneto, del quale mi chiede l’etimologia Anna. Si tratta del verbo significante «inciampare, incespicare», che da noi ha le forme scapussàr (a Verona), scapuzàr (nella Bassa veronese), scapuzàre (a Villabartolomea), scaputhàr (in Lessinia). Puaréta, l’é scapussà sul marciapié de Via Nóva e l’à róto i ociài… («poverina, ha inciampato sul marciapiede di Via Mazzini e ha rotto gli occhiali…»).
Questo verbo è presente, con diverse varianti (e con diversi significati), in gran parte del Veneto, oltre che in Istria, a Fiume e a Zara; ma lo si ritrova anche in Lombardia. E ritroviamo suoi derivati anche nei gerghi della malavita: per esempio, il cosiddetto “gergo dei coatti” (del carcere siciliano di Favignana) conosceva la voce scapuccio «grassazione», mentre il gergo milanese aveva scapüz «assassinio, rapina per la strada».
L’etimologia non è chiara. Il nostro grande dialettologo Marcello Bondardo, nel suo magistrale Dizionario etimologico del dialetto veronese (1986), ci avverte che dovremo partire dal lombardo antico: il poeta milanese duecentesco Bonvesin de la Riva, infatti, usò scapuzar proprio nel senso di «inciampare». Fu dal lombardo antico che la voce si diffuse in tutto il Nordest.
L’unica spiegazione al momento possibile del verbo, secondo Bondardo, va cercata nel francese antico, in un dialetto del quale esistette la voce cabucher. Questa dovrebbe essere collegata al francese cabus «cappuccio» (di per es. chou cabus «cavolo cappuccio»), ma non si comprende il nesso tra il concetto di “inciampare” e quello di “cappuccio”.
Giovanni Rapelli