RISPOSTE AI LETTORI 09 (toponomastica)
…a cura di Giovanni Rapelli
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RISPOSTE AI LETTORI 9 (toponomastica)
Un’altra Gianna (com’è diffuso questo nome!) mi chiede quale sia il significato della nostra famosa Piazza Brà. Molti spiegano ancor oggi Brà col tedesco breit «largo», ma il tedesco non c’entra proprio per nulla. Abbiamo qui in realtà il ricordo del longobardo braida, che è sí imparentato col tedesco breit, ma un po’ alla lontana (i Longobardi appartenevano ai Germani occidentali, comprendenti oltre a loro i Frisoni, gli Angli e i Sassoni).
Con braida i Longobardi indicavano uno spiazzo erboso, che nella nostra città era molto utile per dare un po’ di libertà ai cavalli e per curarli. In altri punti dell’Italia padana la braida (divenuta a seconda dei futuri dialetti brèda, brèra, brèa) poteva indicare un qualsiasi spiazzo, anche se non propriamente erboso.
A Verona ci furono tre spiazzi del genere. Uno è, naturalmente, la Brà dell’Arena; nell’epoca longobarda andava dall’anfiteatro (che era stato inglobato nelle mura romane) all’Adigetto. Un altro è la piccola Brà dei Molinari, presso la chiesa di S. Anastasia; questo spiazzo fu dapprima utile per i cavalli longobardi, ma in seguito fu prezioso per le attività molitorie. In effetti, brà dei molinari significò «spiazzo dei mugnai, di coloro che lavoravano coi mulini dell’Adige».
Il terzo spiazzo non si continuò nel dialetto veronese. Il suo nome venne perpetuato solo dal fatto che lí accanto v’era nel Medioevo l’abbazia di S. Giorgio: questa, infatti, divenne chiesa col nome di S. Giorgio in Braida. Lo spiazzo occupava praticamente il posto di quelli che oggi sono i giardini pubblici tra S. Giorgio e S. Stefano.
Giovanni Rapelli