Ruzzante Leonardo
…a cura di Graziano M. Cobelli
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Leonardo Ruzzante è nato a Candelo (BI) il 14-03-1957 da genitori veneti. È residente ad Abano Terme (PD) dove esercita la professione di medico specialista in geriatria, gerontologia e terapia del dolore. All’età di quattro anni seguì i genitori in Ghana e Nigeria dove il padre vi lavorò poi per venticinque anni. Frequentò il St Edmund’s College a Canterbury nel Regno Unito e l’università di Padova per la laurea. Da sempre coltiva la passione della scrittura che nell’arco degli anni lo ha portato a vincere diversi concorsi di poesia. Poeta quindi, in Lingua e vernacolo, ma anche scrittore, ha pubblicato un romanzo autobiografico che si svolge dalle coste degli schiavi, alle rive del Brenta.
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Posti da gnaro
Posti da gnaro, tèze, spagnàri.
Distante da le case che se z-gràfa el respiro.
El vento de siròco el zlónga man tèpide de pare
su ‘sta tèra fruà dal jasso;
tèra de canpane che no’ le ‘scolta altro
i zùghi dei bòcia, ma le sòfega le vóssi
che come versùri le ne ara da drento.
La èvera, cortelasso su i ùpi,
la fa bùzi ne le siéze verzéndone ai òci i canpi,
e ‘na aria mòja, inbronbà de tròzi e de storie,
la me rancùra pinsièri, che come el morire chièto del sole
i se sfanta su la ponta de la cana.
Zé ‘rivài i tèmoli, lezévimo de lori
sui quaderni de pèssa dei vèci.
Tornarà l’acqua su i scoli, le rane su i fossi,
i ragni grandi come folpi che cuziva rozari
e le batisézole soto el fià caldo
dei vignàli ne le sère de la nostra istà,
se i màji su le sate i ne sparagnarà
de jiràre ‘torno come brèspe sensa ale
o bóvoli de Brenta…
Posti da nido: Posti da nidi, fienili e medicai./ Lontano da case che si rubano il respiro./ Il vento di scirocco allunga mani tiepide di padre/ su questa terra consumata dal ghiaccio,/ terra di campane che non ascoltano più/ i giochi dei bimbi/ ma soffocano le voci/ che come coltri aprono solchi dentro di noi./ L’edera, coltellaccio sui loppi,/ fa buchi nelle siepi aprendo al nostro sguardo i campi/ mentre un’aria bagnata, inzuppata di sentieri e di storie,/ porta pensieri, che come il calmo morire del sole/ si dissolvono sulla punta della canna./ Sono arrivati i temoli, leggevamo di loro/ nei quaderni di pezza dei vecchi./Tornerà l’acqua nei rigagnoli, la rana nei fossati/ i ragni grandi come polipi che cucivano i roseti/ e le lucciole sotto il fiato caldo/ dei vigneti nelle sere d’estate/ se le mazzate che subiamo ci risparmieranno/ dal girare attorno come vespe senza ali/ o vortici del Brenta…/
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Perché Vivo
Vivo per sentire il bacio delle gocce di pioggia sulla ghiaia,
il fruscio delle foglie agitate dal vento di marzo
e il profumo della neve
che silenziosa scende
e mi culla come tanti Natali fa.
Vivo per la carezza spontanea di un bimbo,
per l’amore di un figlio,
e per consolare un padre o una madre
smarriti nel loro pianto disperato
o per l’abbraccio di un amico ritrovato.
Vivo per ascoltare le onde infrangersi sulla battigia,
e il loro sciabordio su rive graffiate da unghie umane,
per ammirare il volo a pelo d’acqua dei cormorani
e per il pigro sostare dei fenicotteri
pronti a seguire le costellazioni.
Vivo per lasciarmi scivolare addosso le calde sere dell’estate,
per imparare che il sangue di tutti ha lo stesso colore
e per capire questo mondo anche mio.