TREGNAGO (VR): “Cancello in ferro battuto, opera di Roberto Da Ronco (Berto da Cogólo)” – 93

…a cura di Franco Cerne

fotografia (1)

Cari Amici,
inviate due vostre fotografie di Verona o Provincia, se di buona esecuzione, potrete vederle pubblicate nel Sito “www.ilcondominionews.it”.
Oggi pubblichiamo due foto di Graziano M. Cobelli di Vago di Lavagno (VR).
L’indirizzo per inviarle è: franco.cerne@gmail.com

Saluti, Franco

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Tregnago (VR): “Cancello in ferro battuto, opera di Roberto Da Ronco (Berto da Cogólo)” –
Cari Amici, mi trovavo a Tregnago (VR) nei pressi di Villa Cavaliere in Via Vittorio Veneto, a 25 m. dalla casa dove sono nato e mi stavo accingendo a fare alcune foto ad un bellissimo cancello artistico in ferro battuto che io ho sempre ammirato sin da quando bambino, giocavo anche in quel cortile. Proprio per caso, mi sono imbattuto nella signora Luciana Cavaliere, attuale proprietaria della villa, la quale, mettendomi davanti le difficoltà per eseguire delle buone foto con il cancello semi chiuso, mi ha invitato ad entrare per prestarmi due libri, “Una vita per il ferro battuto” del Prof. Giancarlo Volpato che oltre la foto, contiene anche tutta la biografia di Berto e la storia del cancello, dal quale ho tratto le spiegazioni che seguiranno, l’altro libro invece, “I cavalli nella storia dell’arte” di Nicoletta Vian, parla di cavalli che sono rappresentati in molte opere di artisti veronesi, sparse per tutta la Provincia e non solo, dal quale ho tratto la foto del cancello, e dove si possono apprezzare meglio tutti i particolari. Ricordo che a cura del Prof. Giancarlo Volpato, in questo Sito, c’è l'”Angolo dei Profili Veronesi”, dove il nostro esperto Editore/Biografo, ha pubblicato la sintesi di una sua bellissima biografia di Berto da Cogólo.
Chiedo scusa agli Amici appassionati di arte e fotografia se questa volta mi sono permesso di usare lo scanner al posto della macchinetta fotografica, ma credetemi, ne è valsa la pena.

Di Giancarlo Volpato sul cancello in oggetto:   Tra la notevole somma delle opere che si ricordano, sono da ritenere, oltre all’ultimazione delle cancellate delle arche Scaligere più volte menzionata, gli alari nei quali eccelleva e che fecero il giro di tutti gli antiquari o gli amatori del ferro ed un cancello databile verso 1944-45. Perfettamente conservato, esso si trova a Tregnago all’ingresso della Villa Cavaliere. È, probabilmente, uno dei più belli che Berto abbia creato anche se dopo di esso, cambiando completamente tecnica, fece, sempre in Tregnago, quello della Villa Dalle Spade.
Ricchissimo e completamente armonico nel suo insieme, il cancello è l’opera più vicina alla lezione floreale che è stata comunque superata in una dimensione che sta a mezzo tra il tradizionale e l’Art Nouveau.
La manifattura è composta di un unico corpo interrotto nella parte centrale per permettere l’apertura del cancelletto; quattro formazioni compongono l’altezza; il fregio superiore composto da ferro quadro bilobato ad arco semicircolare sormonta quattro riquadri a forma di rettangoli con rose ribattute all’esterno, mentre nella parte centrale fa bella mostra di sé un ragno con la sua ragnatela in ferro sbalzato. Il corpo centrale è di una ricchezza meravigliosa; si ripete nei riquadri esterni in un gioco di piani e contro piani che danno l’impressione di una doppia sovrapposizione architettonica.
Tutta in ferro quadro, la lavorazione s’alterna a corpi a sbalzo che s’inseriscono ottimamente e servono a fare recuperare al tutto la dimensione decorativa.
Sul resto fanno spicco i due cavalieri, simbolo della famiglia: stilizzati in proiezione rispetto all’insieme acquistano, nel particolare, una propria collocazione; pieni di movimento, sembrano su due piani sovrapposti e troneggiano su un cavallo dinamico nell’atto della massima estensione. Fanno da contorno i simboli floreali, le foglie lanceolate che ricordano lo stile veneziano, mentre un cavallo, metà stilizzato e metà sbalzato, tiene armonicamente unite le parti.
Il cancelletto si apre su una svasatura su cui s’innesta un cesto di fiori portante, nella cimasa, un cane sbalzato a tutto tondo in perfetta simmetria il quale regge, a sua volta, un’aquila poggiante su una scala a quattro pioli in ferro quadro. Due piccoli leoni dal volto di rapace in ferro sbalzato, a coppia, rigorosamente elaborati danno il senso della grazia completata da volute riccamente lavorate e chiaramente intonate allo stile liberty. La zoccolatura, interrotta da un ferro tondo, è rastremata e guarnita da motivi floreali mentre la parte centrale dona l’equilibrio estetico con un vaso greco in corpo unico su cui pare convergere tutta la dimensione del cancello.
È, nel suo insieme, un vero gioiello che si inserisce, senza ombra di dubbio, nel solco della feconda tradizione veneta; qui l’opera dimentica la sua funzione originaria sopraffatta da quella decorativa e ornamentale che rivela, oltreché un gusto rimarchevole, un’assoluta padronanza delle proporzioni e una tecnica altamente raffinata.
I particolari che pure possono sfuggire ad uno sguardo d’insieme sono, da soli, dei pezzi unici; questa volta, la commissione non aveva tarpato le ali all’autore; forse, al contrario, l’aveva esaltato…

(Da Una vita per il ferro battuto di G. Volpato)

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(Clicca la foto di Giancarlo Volpato)

Il cancello dal libro di Giancarlo Volpato

(Clicca la foto di Nicoletta Vian)

Il cancello dal libro di Nicoletta Vian

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