Zerbinati Carlo Umberto
…a cura di Graziano M. Cobelli
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Il salice del paradiso
Se questo salice piangente,
che stamane è così piccolo,
crescesse per tutto il giorno
e stassera fosse arrivato in cielo e lo empisse tutto,
e la sua chioma portasse una tempestata di cicale d’argento,
di notte la chioma non si vedrebbe più
e le cicale risplenderebbero
come migliaia di monili fermati in una rete di seta
lanciata sopra la verde capigliatura.
Ed io pensavo affacciato alla finestra dell’orto,
ieri notte venticinque dicembre,
che le stelle
fossero cicale d’argento sopra un salice enorme:
il salice natalizio di tutti i bambini morti
che giocano con gli angeli sotto il cupolone fresco
appendendosi alle lunghe fronde come giocattoli rosei.
Giungono dalle alte e miti anime vestiti di viola.
I bimbi e gli angeli li guardano e fanno u n lungo inchino.
Ma poi riconoscono le loro mamme
e volano alle loro bocche.
Le cicale, intanto,
fanno quel canto che è nel silenzio,
che è come la piena di un cuore che non sa esprimersi.
***
Valsegrida
O Valsegrida, piccina e rotonda
di là del fiume tra due colli ombrosi!
il sole par che dentro vi s’asconda,
in baleni d’amor misteriosi.
Fior del sorriso,
ma il sole par che pria su vi si sposi,
e intorno è pace, come di paradiso.
A que’ silenzi vaga Primavera
con suo mazzo di fior dentro a’ capelli:
con occhi grandi guarda ne la sera
sfiorir l’incanto a’ suoi cieli novelli.
Fior del pallore,
con tremolar di luna entro gli anelli
del crin s’addorme, e sogna novanta aurore.
Novanta aurore in quella val secreta! …
novanta sogni belli io sognerei, …
millenovanta baci darei.
Fior de l’amore,
ne le tue labbra un inno affogherei,
traboccante con empito qui dal cuore.
***
Biografia da www.ilcondominionews.it a cura di Giancarlo Volpato
Poesie da “QUADERNI DI STORIA VALEGGIANA 3 – Umberto Zerbinati 1885-1974