Zweifel Antonio
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Ingegnere, benefattore, Antonio Zweifel nacque a Verona il 15 febbraio 1938. Figlio di Giusto, industriale svizzero e di Antonia Di Benedetto, abitò a San Giovanni Lupatoto dove il padre, assieme ad un fratello conduceva l’impresa di famiglia. Federico Zweifel, nonno di Antonio, aveva fondato, nel 1926, il ricamificio diventato famoso e celebre per la straordinaria bellezza dei lavori. Nel 1948, Giusto diventerà l’unico proprietario. Nato, quindi, e cresciuto in una casa benestante, Antonio frequentò le scuole a Verona dove prese la maturità al Liceo classico “S. Maffei”.
Giovane brillante, dotato di grande intelligenza, godette della ricchezza: a diciotto anni aveva un’auto sportiva, vestiva con abiti all’ultima moda e conduceva vita agiata e piuttosto “festosa”. Nonostante avesse ricevuto i sacramenti e un’educazione religiosa, Antonio Zweifel si curava assai poco delle cose dello spirito.
S’iscrisse alla facoltà d’ingegneria meccanica a Zurigo convinto – ed era perfettamente vero – che l’Istituto Politecnico dell’ateneo svizzero fosse tra i migliori in Europa.
Non aveva ancora terminati gli studi quando accadde un evento che lo cambierà per la vita. Abituato ad un’esistenza brillante, scoprì la residenza universitaria Fluntern dove alloggiavano studenti che non si potevano permettere spese ulteriori: questa era gestita dall’Opus Dei. Nel 1962 lasciò la sua abitazione di lusso e si stabilì assieme a loro.
Si laureò brillantemente e si impiegò, da subito, in una grande azienda privata della città. Perfetto conoscitore della lingua tedesca, dopo due anni, lasciò l’imprenditoria per divenire collaboratore presso l’università zurighese nell’Istituto di Termodinamica. Qui lavorò sviluppando numerosi brevetti che furono impiegati nelle aziende tedesche e italiane. Contemporaneamente, assunse la direzione della residenza universitaria dove organizzò corsi di orientamento e di introduzione allo studio nel Politecnico.
Qualche anno prima – stava terminando gli studi – Zweifel aveva incontrato don Ferdinando Rancan, un sacerdote veronese, originario di Tregnago, che si era fatto prete dopo la laurea in scienze biologiche a Roma: era stato invitato da quest’ultimo ad un corso religioso che si teneva sul Lago di Como; probabilmente fu in quest’occasione che egli si avvicinò alla fede. La riflessione spirituale – ch’egli non aveva mai conosciuto – gli lasciò dei segni così importanti che si sentì mutato. Lo disse alla sua fidanzata cui aggiunse di volere restare celibe per meglio servire chi ne avesse avuto bisogno. Ella capì la decisione e non si oppose. Il giovane Zweifel abbandonò ogni cosa del lusso di cui godeva prima: si liberò di tutto ed acquistò un’auto molto capace da mettere a disposizione degli amici più indigenti.
Abbracciò l’Opus Dei, della quale conobbe la parte più santificante: quella della pietà per gli umili, per i poveri, per coloro che non possedevano nulla; ma, altresì, comprese sin da subito una cosa che per lui si rivelò essenziale: quella di aiutare i ricchi a diventare meno ricchi a beneficio degli altri.
Nel 1969, in un convegno romano, conobbe il fondatore dell’Opus Dei, Josemaría Escrivá, divenuto santo nel 2002, con il quale rimase anche in rapporti epistolari.
Nel 1972, la sua sensibilità per i bisogni degli svantaggiati lo indusse ad imprimere una svolta decisiva alla propria attività professionale. Insieme al finanziere zurighese Arthur Wiederkeher costituì la Fondazione Limmat: il 13 marzo dello stesso anno ne divenne responsabile. Egli dette all’associazione appena nata un’impronta che lascerà tracce: iniziò ad occuparsi di programmi di cooperazione allo sviluppo soprattutto verso i paesi del cosiddetto Terzo Mondo e in breve tempo le attività divennero tali e così rilevanti che Toni (come veniva chiamato) lasciò il Politecnico, la ricerca, la residenza universitaria, le imprese che si rivolgevano a lui per avere aiuti intellettuali e di meccanica oltreché di termoidraulica.
Intraprese un’esistenza modesta, egli che aveva portato con sé la macchina per fare il caffè, una macchina fotografica costosissima, vestiti che le fotografie attuali benissimo mettono in mostra, un’auto sportiva che pochi si sarebbero potuti permettere: si liberò dei beni materiali per abbracciare quelli dello spirito.
Sotto la sua guida, la Fondazione Limmat dette sostegno a centinaia di progetti, allargò la visuale in oltre trenta paesi e in quattro continenti. L’Africa e l’America Latina furono quelli maggiormente visitati da lui (che si pagava i voli) e dove, con più attenzione, sorsero scuole, ospedali, case di accoglienza, piccole attività imprenditoriali rapportate alle possibilità locali; la Fondazione Limmat, grazie a lui, si occupò particolarmente delle famiglie, fece grande attività nella cooperazione allo sviluppo, si prestò moltissimo nella formazione professionale dei giovani del luogo. Intanto, era già diventato assiduo frequentatore della Messa, delle celebrazioni con una devozione piena di felicità. Nel lavoro si dedicò con alta professionalità e con uno spirito cristiano che lasciò molti segni in coloro che furono suoi collaboratori o semplicemente conoscenti.
Quelli che di lui scrissero, misero in luce la cordialità, il sorriso perpetuo, l’attività senza riserve, la semplicità e la gioia nel vedere realizzati i progetti per i quali si era battuto.
Rimase sempre nell’Opus Dei della quale apprezzò lo spirito primigenio del servizio costante e senza equivoci.
Ritornò più volte a Verona e a San Giovanni Lupatoto, dove, nel 1985, morirono i suoi genitori a distanza di qualche mese l’una dall’altro.
Il 19 febbraio 1986, ad Antonio Zweifel fu diagnosticata la leucemia. L’accettò, abbandonandosi a Dio e, dopo di allora, conscio di ciò che un giorno non lontano gli sarebbe capitato, raddoppiò gli impegni; si sottopose alle terapie, più volte e in più occasioni, ma egli conosceva l’esito; volle non dimenticare ciò che aveva intrapreso e lo slancio apostolico e servizievole aumentò finché l’ultima chemioterapia lo lasciò vivere ancora per soli tre mesi.
Antonio Zweifel morì a Zurigo il 24 novembre 1989: aveva 51 anni. Le sue spoglie riposano nel cimitero della città dove lasciò la vita.
Tra le molte attività che parlano di lui, la scuola di Auquimarca, nella regione di Pasco in Perù, porta il suo nome. Il paese, dove trascorse l’infanzia e la giovinezza, lo ha più volte ricordato e lo considera una gloria del luogo.
A Coira, in Svizzera, nel 2001, s’iniziò il processo sulla vita, le virtù e la fama di santità del veronese e, poi, cittadino elvetico. Divenuto Servo di Dio, la Santa Sede ha dato il nulla osta per il processo di beatificazione. Alcune persone hanno portato la loro testimonianza sull’intercessione di Antonio Zweifel nelle loro preghiere e altre hanno indicato delle grazie ricevute.
Bibliografia: Toni Zweifel: una vita professionale al servizio di Dio e degli uomini, a cura di P. Rutz [et al.], Milano, Edizioni Ares, 2009; Flavio Capucci, Zweifel, Antonio, in Bibliotheca Sanctorum. Terza appendice, Roma Città Nuova, 2013, colonne 1235-1238; Agustín López Kindler, Toni Zweifel: huellas de una historia de amor, Madrid, Ediciones Rialp, 2016.
Giancarlo Volpato